Bentornati. I tempi si fanno bui, io riprendo la penna in mano e voi.. aspettate. Prima di cestinare tutto, date un’occhiata a quello che sta (ri)nascendo.
È da un po’ che non ci leggiamo
Potrebbe essere che qualcuno sia dimenticato di me. So per certo che per qualcuno di voi è anche stata una cosa buona scordarsi della mia esistenza, al punto che vedermi ripiombare di colpo nella casella della posta potrebbe essere un trauma. Se state ricevendo questa lettera, d’altra parte, significa che da qualche parte ci siamo incrociati. Forse siete stati iscritti alla mia precedente newsletter su Mailchimp, oppure siete abbonati o siete passati dal Pantoprazolo Club.
Se per qualcuno è un fastidio, in calce alla lettera trova il link per la disiscrizione. Provate però a concedermi qualche minuto.
Ne va del vostro futuro.
Perché da questo momento la newsletter torna ogni settimana con uno scopo: capire il mondo per cercare di prendere decisioni meno sbagliate possibili. Più di ciò, in questo periodo storico, non possiamo pretendere. Ma è già molto, fidatevi.
Una doccia fredda
Veniamo al vero tragico risveglio, ben peggiore della ricomparsa nella Inbox di una newsletter ormai dimenticata.
I costi del gas stanno salendo alle stelle, i paesi europei sono sotto un assedio energetico che si sono autoimposti e l’Europa, che non è mai stata unita se non nei titoli dei giornali, si sta rapidamente sfaldando (qualcuno ha sentito le ultime dichiarazioni di Mario Draghi contro la mossa tedesca di aiutare famiglie e imprese con 200 miliardi di euro?!).
La situazione è esattamente questa e, statene certi, non ne uscirete. Se sperate in un abbassamento dei prezzi dell’energia mi dispiace dovervi riportare alla realtà in modo traumatico, ma state perdendo tempo. Non accadrà.
Non ci sono - e non ci saranno - le condizioni.
Se volete dare la colpa agli speculatori fate pure, ma perderete altro tempo. Vi faccio una domanda: vi siete accorti che il gas che arriva dalla Russia si è praticamente azzerato in pochi mesi, e che c’è la convinzione diffusa che passeremo un inverno di razionamenti?
Se la risposta è Sì, avete appena dichiarato che il problema dei prezzi del gas non è la speculazione: scarsità e aspettative determinano i prezzi dei beni. Se la risposta è No, non posso aiutarvi, perché vivete in un mondo tutto vostro che è come l’interno di quelle belle palle di vetro natalizie piene di fiocchi di polistirolo e di casette innevate. Un mondo che esiste solo nella vostra testa.
Quindi signori mettetevi l’anima in pace, abbiamo deciso di metterci contro - a torto o a ragione - uno dei nostri primi fornitori di gas naturale e lui ha risposto chiudendo i rubinetti. Finché le cose stanno così preparatevi ad affrontare la crisi energetica più nera che abbiate mai visto, e state pronti al fatto che le cose possono peggiorare anche su altri piani.
Perché quando togli a qualcuno ciò che ha sempre dato per scontato, puoi aspettarti solo una disperata reazione violenta.
Nord Stream
Il fatto più rilevante del 2022 avvenuto sino ad ora non è tanto l’invasione russa dell’Ucraina, lì la guerra va avanti dal 2014 e anche le rivendicazioni russe sui territori di Kiev non sono una novità. Certo, dopo otto anni di disinteressamento occidentale la guerra è ripiombata nelle nostre case attraverso la televisione e la radio.
Ma, perché?
L’Ucraina era meno Europa nel 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea? Era meno confinante con l’Unione Europea? Nulla di ciò che accadde allora ebbe risvolti pazzeschi come quelli che stiamo vedendo ora. Non posso dilungarmi troppo in questa lettera, perciò per ora mi limito a mettervi la pulce nell’orecchio. Ci torneremo.
Dicevo, la cosa più rilevante dell’anno, e forse del secolo, è l’esplosione dei tubi dei gasdotti gemelli Nord Stream 1 e 2. Condutture da 110 miliardi di metri cubi di gas all’anno, e per capirci sui numeri l’Italia ne consuma 70, di miliardi di metri cubi l’anno. La Germania circa 100.
Chiaro di cosa stiamo parlando? Di un’infrastruttura che da sola è in grado di alimentare la locomotiva europea, quella Germania che è seconda solo alla Cina come potenza esportatrice.
Il primo dei condotti fu progettato nel 1997 e realizzato nel corso dei primi anni 2000, sotto il governo prima di Kohl e poi di Schröder; mentre il secondo è stato progettato nel 2012 per volere della Merkel, e non è mai entrato in funzione.
Attenzione ai passaggi: non è che il Nord Stream 2 è morto in culla a causa dell’inizio della guerra. Affermarlo significa rivisitare e manipolare la storia, perché il gasdotto era pronto a entrare in funzione già a settembre 2021. E lo sarebbe stato anche prima, se solo i lavori non fossero stati ritardati da continui rimpalli, ricatti incrociati e pressioni dei paesi coinvolti (e non coinvolti, ma comunque seduti al tavolo): Germania, Russia, Ucraina, Polonia e Stati Uniti.
Sì, a ciurlare nel manico del Nord Stream 2 - che lo ricordo attraversa solo acque internazionali, oltre che russe e tedesche - c’erano tutti questi soggetti, e pure di più se è per questo.
Alla fine, dopo che tutti hanno tentato di dissuadere il nuovo debole governo Scholz dal permettere l’attivazione del gasdotto, ottenendo un rimando continuo alla sua inaugurazione, il 24 febbraio i carri armati russi sono entrati in Ucraina. E in tutta risposta, per dirla con le parole della Sottosegretaria agli Esteri degli USA, Victoria Nuland, il Nord Stream 2 è diventato “solo un pezzo di metallo in fondo al mare”.
Da qualche giorno però la frase della Nuland sembra diventata vera non solo in senso metaforico, ma reale. Le esplosioni di tre tubazioni su quattro (probabilmente la quarta si è salvata per un fallimento dell’atto di sabotaggio) hanno posto quasi definitivamente fine a tubi i cui rubinetti erano già stati ormai chiusi da Putin. Che ora è privo della sua arma di ricatto, e della possibilità di incassare assegni multimiliardari. Almeno tanto quanto i tedeschi sono privi della loro sorgente energetica principale.
Riarrangiata in questi termini la storia appare sotto una luce diversa, non è vero? E allora aggiungiamoci le dichiarazioni della Merkel, che dalla formazione del governo Scholz si è ben guardata dall’entrare nella discussione pubblica per non interferire con l’esecutivo in carica.
Merkel avverte…
A essere onesti Angela Merkel si era già esposta in primavera, quando tiarata per la giacchetta da Zelensky gli ha ribadito la sua contrarietà all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma questa è un’altra storia.
Recentemente la Signora Merkel, come la chiamava Berlusconi (almeno… in pubblico) è stata avvicinata dai cronisti che le hanno chiesto come comportarsi di fronte al discorso di Putin sull’annessione del Donbass.
La sua risposta?
«Bisognerebbe prendere sul serio le sue parole».
In realtà, la Merkel è stata ancora più precisa. E vorrei dire drammatica, visto che è un personaggio che tende a farsi da parte e si è dimostrata fino ad oggi restia a entrare nuovamente nell’arena politica.
«Visti gli sviluppi degli ultimi giorni, vorrei aggiungere… prendere sul serio le parole, non liquidarle rapidamente, considerandole soltanto un bluff, bensì confrontandosi con esse seriamente. Non è affatto un segno di debolezza o di arrendevolezza, è piuttosto una prova di intelligenza politica. Un’intelligenza che consente di mantenere margini di manovra, oppure, cosa quantomeno ugualmente importante, persino di elaborarne di nuovi»
Ora, pensatela come volete, qui non si sta parlando delle ragioni di un’invasione, delle colpe di un governo criminale e terrorista contro i propri stessi connazionali (sì, mi riferisco all’Ucraina) o di un aspirante imperatore.
Qui si sta parlando di un equilibrio politico vacillante, che regge un intero ordine mondiale. E quell’intelligenza politica evocata dalla Merkel, se esiste, si sta muovendo in un’altra direzione.
La Germania va verso il buio, l’Italia va verso il buio.
Dei fornelli, e della ragione.
Voi assicuratevi almeno un pasto caldo.
Io ve l’ho detto. Sperando che non sia necessario.