Il metodo mafioso, si sa, può essere fastidioso. Ma a pensarci bene è anche rincuorante. È confortante, mette tranquillità.
Mi spiego, prima che mettiate mano al tasto dello spam. Non sono qui per domandarvi il pizzo o per minacciare ritorsioni sui vostri parenti. Ma se fossi qui per questo, cercherei di agire nell’ombra, senza essere visto e udito, se non da voi, o sbaglio? Magari parlerei per figure retoriche, consigliandovi di fare “qualche assicurazione”, perché “una disgrazia può sempre capitare”. O forse vi spingerei ad accettare “un’offerta che non si può rifiutare”.
Perché la camorra il pizzo lo chiede, ma con discrezione. Ne informa solo il diretto interessato, e anche quando deve ricorrere alle maniere forti, incendiando negozi e cantieri, o persino uccidendo qualche cristiano, fa ricorso con quei gesti a un linguaggio allusivo.
È un dire per non dire. Un fare per suggerire, lasciar intuire.
E perché tutto questo, vi chiederete, dovrebbe essere "rincuorante"? A me par ovvio, scusate, signori. Perché questo linguaggio, talmente caratteristico che tutti lo riconosciamo come "linguaggio mafioso", è la dimostrazione stessa che il fenomeno criminale è un corpo estraneo in un tessuto sano. Una neoplasia che deve camuffarsi con le altre cellule per non essere riconosciuta, attaccata e distrutta.
In altri termini, l'organizzazione deve agire nell'ombra perché sa che diversamente non sopravvivrebbe. Non è ben accetta. Non la vogliamo. E questo certifica il nostro stato di salute. Perché salute non è assenza di alterazioni, ma capacità di reagire ad esse contenendole.
Finché il male deve travestirsi da bene, finché il ricattatore si racconta "assicuratore" per dissimulare, vuole dire che siamo sani.
È quando il lupo non si preoccupa più di travestirsi da agnello, che dobbiamo capire di essere malati. Come siamo arrivati al punto da permettere al male di agire alla luce del sole, lasciandolo impunito?
Semplice. Lo abbiamo lasciato vincere. E ha vinto, diventando il potere costituito. E ora non ha più ragioni di nascondersi, anzi ha tutta ragione di rendersi riconoscibile.
Ecco, a questo ho pensato, quando ho letto che contro Elon Musk era intervuto in via ufficiale l’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
L’Onu si è preoccupato di “consigliare” a Musk di prendersi la sua responsabilità con Twitter, proseguendo nella strada già imboccata di repressione dell’odio. Un sentimento irreprimibile per definizione.
L’Onu ha parlato di “libertà di parola” dicendo che non è un “lasciapassare”, perché altrimenti si rischia qualche violazione dei diritti umani. È curioso sentir dire che la libertà di parola può violare i diritti umani, ma d’altra parte per due anni anche la libertà di movimento rischiava di creare disastri simili.
Nel 2020 Joe Biden ha vinto le elezioni grazie ai brogli, ma non a quelli elettorali, bensì a quelli giornalistici. E Twitter è stata la testa di ponte della censura e della proliferazione di fake news, che quando arrivano da sinistra non si chiamano così, perché tornano a essere chiamate opinioni. Basti citare il caso della notizia censurate dal portatile di Hunter Biden, inzialmente tacciata come fake news e cancellata da ogni luogo del web, per poi essere accertata come vera solo dopo le elezioni del 2020.
Oggi l’Onu, se non fosse una organizzazione di farabutti ladri della verità, avrebbe molto di cui preoccuparsi in tema di diritti umani guardando quanto successo sul web occidentale negli ultimi due anni.
Ma siccome è probabilmente tra gli artefici del disastro, intima a Elon Musk di proseguire su quella linea. E lo fa con una lettera pubblica, che trovate sui giornali.
Come siamo arrivati al punto da permettere al male di agire alla luce del sole, lasciandolo impunito?
Vero, il male ormai agisce alla luce del sole, con tutti i mezzi d'informazione che controllano e mitigano e anestetizzano qualsiasi opinione, possono permetterselo.
Spero che Elon Musk non ceda a questo genere di "ricatto"