Scoppia la guerra nel Mar Rosso?
La situazione è molto calda, arriva anche la fregata italiana
Il Mar Rosso è bloccato dai ribelli Houti, un gruppo sciita che dal ‘94 in Yemen combatte contro il governo del Paese, probabilmente con armi fornite dall’Iran.
Dal 2004 gli Houti guidano un’insurrezione armata e dal 2014 lo Yemen è scivolato in una sanguinosa guerra civile, nella quale non è mancato l’intervento esterno da parte dell’Arabia Saudita che ha tentato di reprimere gli insorti.
Oggi questo gruppo di fuoco ha deciso di approfittare della guerra in Palestina per crearsi una scusa per attaccare le navi commerciali occidentali.
Fingendo che sia per dare supporto alla causa palestinese, gli Houti hanno bloccato l’ingresso nel Mar Rosso attraverso lo stretto di Bab El Mandeb. Da lì hanno attaccato più di sedici navi commerciali battenti diverse bandiere e dirette in diverse parti del mondo.
E chiariamo subito che è falso che siano nel mirino solo navi israeliane e/o dirette in Israele.
Anche perché visti i pericoli che ci sono nell’attraversare quello stretto oggi tutti i grandi trasportatori hanno deciso di non passarci più.
Il blocco dell’ingresso del Mar Rosso significa che il Canale di Suez è di fatto chiuso, e non potendolo raggiungere le navi sono costrette, per arrivare nel Mediterraneo, a circumnavigare tutta l’Africa. Come si faceva prima del 1859.
Gli Houti attaccano le navi con atti di pirateria, o peggio ancora con l’uso di droni esplosivi, oggetti assai insidiosi perché con basso costo sono in grado di affondare intere flotte di navi, anche militari, rimanendo però difficili da contrastare, se non con l’uso di costosissimi missili.
Ma i costi per difendersi, rispetto ai costi di attacco, sono sproporzionatamente più elevati, rendendo conveniente attaccare direttamente il luogo da cui i droni partono.
Insomma, sul tavolo ci sono tutti gli elementi che giustificherebbero ampiamente un intervento armato immediato in Yemen da parte delle forze occidentali.
Sì, quello che sto dicendo è che se non fossimo la civiltà decadente che siamo, se l’occidente non fosse la bestia morente che ogni giorno dimostra di essere, anche solo per istinto di sopravvivenza, imporrebbe immediatamente un ultimatum agli Houti, scaduto il quale interverrebbe militarmente sulle regioni yemenite occupate dai ribelli, risolvendo il problema Houti per sempre.
Anche perché le ricadute economiche degli attacchi che stiamo subendo nel Mar Rosso sono e saranno impressionanti, visto che per il Canale di Suez ci passa il 12% del commercio mondiale. Il 30% dei container e il 20% del gas e petrolio trasportati via mare. Prodotti che stanno già aumentando di prezzo proprio a causa di questa situazione.
Numeri impressionanti che giustificherebbero sì un intervento.
Intervento che servirebbe in primo luogo a ripristinare la sicurezza della navigazione, ma soprattutto che chiarirebbe al mondo intero che cosa succede quando si mette a repentaglio un’arteria fondamentale del commercio globale, dopo anni in cui ci siamo mostrati deboli e vulnerabili.
Quello che invece avviene è che gli USA danno il via all’operazione Prosperity Guardian, inviando, insieme ad altri paesi alleati, navi militari che dovranno fare servizio-scorta alle imbarcazioni commerciali. Pattugliando l’aerea e mantenendola sicura.
Un’operazione di basso profilo che serve a dare una risposta alle esigenze commerciali, pur rimanendo militarmente sotto il pelo dell’acqua, e tradendo così l’immenso terrore che proviamo per una eventuale escalation regionale.
Ma la puzza della paura, gli animali, la sentono.
E infatti annunciano in risposta che il Mar Rosso sarà la nostra tomba, perché loro, dicono, hanno la capacità di affondare la nostra flotta.
Anche l’Italia fa la sua parte e invia in anticipo una fregata, la Fasan, che era già previsto dovesse recarsi nel Mar Rosso a febbraio nell’ambito dell’operazione europea anti pirateria Atalanta.
Specifichiamo, visto che ne ho sentite di ogni, che la Fasan è uno dei fiori all’occhiello della nostra Marina.
Al momento però le navi commerciali continuano ad essere attaccate, e non si esclude che anche quelle militari possano diventare bersaglio dei droni, come gli Houti hanno promesso.
Come finirà?
Presto scopriremo chi perderà il gioco del bluff, ma, se non sarà oggi sarà domani, prima o dopo questa incapacità di reazione e questa debolezza sbandierata ci porteranno a subire una dolorosa stoccata. Sperando che non sia l’ultima.
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