All'indomani del dibattito tra il presidente Biden e Donald Trump, incontro che ha steso al tappeto un Joe Biden che sembrava appena uscito da una casa di riposo per anziani non autosufficienti, si parla apertamente di sostituzione.
Biden verrà sostituito in corsa?
Io lo dico da mesi nel Pantoprazolo, mi sembra lo scenario più conveniente per i democratici: sostituire all’ultimo Biden con un candidato più giovane, e che possa catalizzare i voti anche di coloro che pur volendo fermare a ogni costo il ritorno di Trump, facevano fatica a votare Biden anche turandosi il naso.
Le elezioni del 2024 saranno un (altro) importantissimo bivio della storia. Nel 2020 l’America scelto la direzione della devastazione, mettendo il mondo in pericolo. Che cosa succederà questa volta?
Siete sicuri di sapere cosa è successo nel 2020?
Ho realizzato un documentario sulle elezioni del 2020. Ci ho messo quattro anni per decidermi, ma alla fine l’ho fatto. Avrei voluto farlo prima, ma fino all’anno scorso YouTube vietava per regolamento di parlare delle elezioni americane del 2020 sostenendo che ci fossero stati brogli.
Poi quella regola è stata rimossa, da un giorno all’altro. E così ho iniziato a pensare che lo avrei potuto fare.
Ho iniziato a raccogliere materiale, e ora il video è pronto. È già disponibile per tutti gli abbonati al canale, dal secondo livello in su (4,99€).
Prossimamente sarà disponibile per tutti.
Oggi però voglio raccontarvi una cosa, solo una, delle tante che ci sarebbero da dire. Tanto per farvi capire che anche a novembre i democratici saranno pronti a tutto, ma davvero a tutto, pur di non vedere Trump vincere.
I trucchi alle elezioni del 2020
Alle elezioni del 2020 ci si è spinti molto in là, promulgando leggi che avevano lo scopo di abbattere quelle poche barriere che servivano a provare a rendere il voto per posta un pochetto più sicuro di quanto non fosse normalmente (pochissimo).
Innanzi tutto di solito l'absentee vote, cioè il voto in assenza, è una procedura speciale di voto che avviene via posta. Ma non è, di solito, un diritto automatico dei cittadini.
Serve per far votare chi non può recarsi alle urne perché malato; chi sa che non sarà presente il giorno delle elezioni... insomma deve essere richiesto appositamente in anticipo e nella maggior parte degli Stati serve una motivazione credibile per farselo concedere.
Ma siccome nel 2020 c'era il Covid il voto in assenza è stato fortemente incentivato, anche rimuovendo la necessità di motivarlo. Sono infatti 29 gli Stati che nel 2020 hanno consentito il voto per posta senza bisogno di alcuna giustificazione.
Ora, come funziona il voto per posta?
Si riceve a casa la scheda elettorale, ma insieme ad essa arriva anche una busta speciale con la quale, una volta fatta la X sul candidato scelto, si deve rimandare indietro la scheda.
Bene, la busta esterna, quella con cui si rimanda indietro il voto, deve essere firmata, perché ovviamente bisogna accertare in qualche modo che quel voto provenga da un cittadino che ha il diritto di votare.
Non si firma chiaramente la scheda dove c'è il voto, ma la busta sì.
Una volta poi che i funzionari addetti al conteggio ricevono indietro la busta, e verificano che la firma è valida, la aprono e la sperano dalla scheda elettorale senza aprire quest’ultima, in modo tale che il voto rimanga segreto e non si possa risalire a chi lo ha espresso.
Bene, sfruttando l'emergenza Covid molti stati hanno tolto l'obbligo di verifica della firma riportata sulla busta.
Di solito per controllare che la busta provenga davvero dal cittadino il cui nome è riportato sul frontespizio si compara la firma che c'è sulla busta con la firma che lo stesso elettore ha registrato quando si è iscritto alle liste elettorali. E le due firme ovviamente devono coincidere, perché altrimenti significa che ha votato qualcun altro e non lui.
Ebbene questo passaggio nel 2020 in molti stati è stato abolito, oppure fortemente limitato.
Le peggio porcherie
La Corte Suprema della Pennsylvania, per esempio, ha stabilito che non potevano essere scartati i voti postali che riportavano una firma diversa da quella che l'elettore aveva depositato all'iscrizione alle liste elettorali.
In sostanza, anche se un voto riportava una firma falsa, doveva essere comunque conteggiato.
In Michigan addirittura si è stabilito che i funzionari addetti al conteggio avrebbero dovuto sempre presumere che le firme sulle buste fossero valide, e valide sarebbero dovute rimanere fintanto che c'erano “più similitudini che differenze” tra la firma riportata sulla busta e quella depositata nelle liste elettorali.
Principio folle, che anche qui apriva alla possibilità che firme taroccate venissero ritenute valide.
In Wisconsin era sufficiente dichiarare, tramite un sito web governativo, di essere impossibilitati a uscire di casa per ragioni di età, di salute o di quarantena da covid, per avere la possibilità di votare per posta. E va bene, abbiamo visto che questo è accaduto in molti Stati. Ma con questa procedura non era richiesto caricare sul sito la carta di identità.
In pratica con questa escamotage si saltava ogni procedura di identificazione dell'elettore e si inviava per posta la scheda elettorale a chiunque. Un ottimo modo per raccogliere schede elettorali in bianco da usare poi a piacere al momento opportuno.
In Arizona invece, dove in una contea si è toccato il 94% di voto per posta rispetto a quello in presenza, sono stati conteggiati direttamente migliaia di voti che erano privi del tutto di firma sulla busta, così il problema delle firme non conformi non si è neppure presentato. Una procedura ovviamente illegale anche per le stesse regole dello Stato.
Agli osservatori durante lo spoglio, poi, sempre in Arizona, è stato impedito di avvicinarsi ai funzionari addetti al conteggio e così non hanno potuto vedere di persona il rispetto delle procedure di identificazione e comparazione delle firme, che, come abbiamo visto, sono un passaggio fondamentale del voto.
In Georgia due supervisori dei conteggi del voto postale di Atlanta, Robin Hall and Judy Aube, hanno dichiarato sotto giuramento di aver visto rispettivamente tre scatole contenenti il 100% dei voti per Biden e tre che ne contenevano il 98%, numeri ovviamente abnormali e probabilmente artificiali.
Hanno anche dichiarato che queste schede erano state compilate in maniera talmente perfetta che sembravano prestampate.
Ma c'è anche un'altra testimonianza giurata, quella di Susan Voyles, che anche lei lavorava ad Atlanta ed era addetta al vero e proprio conteggio, la quale racconta che innanzi tutto “non è stata fornita alcuna informazione o standard su come interpretare le schede annullate o altre discrepanze”. E poi racconta che la maggior parte delle schede elettorali erano chiaramente state aperte e richiuse, insomma si vedeva che erano usate, ma "un lotto di 100 schede si distingueva. Perché era intatto", dice che "c'era una differenza evidente al tatto" e "i segni sui candidati erano insolitamente uniformi, come se fossero stati fatti con un dispositivo di marcatura delle schede". Il 98% di questi voti erano per Biden, e solo due di queste schede erano per Trump”.
Ma c'è anche un'altra dichiarazione, sempre giurata, di Barbara Hartman, anche lei addetta al conteggio, che dice più o meno le stesse cose. “Non riuscivo a osservare alcuna piega nelle schede elettorali che sembravano non essere mai state aperte, messe nelle buste e spedite per posta.” I segni per i candidati “erano fatti con inchiostro nero perfettamente all'interno del cerchio. Sembrava che fossero stati timbrati”. Manco a dirlo, anche questi erano voti per Biden.
Se vi state chiedendo chi ha vinto negli Stati di cui abbiamo parlato, cioè Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia e Arizona, ve lo dico io: Joe Biden. Ovviamente.
Questi sono gli Stati cui si è appesa la sua vittoria.
Grazie a loro si è portato a casa 20 grandi elettori in Pennsylvania, 16 in Michigan, 10 in Wisconsin, 16 in Georgia e 11 in Arizona. Parliamo di 73 voti su 270 necessari per ottenere la maggioranza assoluta. Sono i voti che hanno stabilito il vincitore.
Questi Stati tra l'altro sono i cosiddetti "flip state", cioè sono quelli che hanno visto ribaltarsi l'esito rispetto alle elezioni precedenti, quelle del 2016. Infatti nel 2016 erano andati tutti a Trump permettendo la sua vittoria.
Stupiti?
Non dovreste, questo è solo una piccolissima parte di quello che scoprirete nel mio documentario. Tenetevi forte, a novembre ne vedremo delle belle. E delle balle.
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