Questa è una piattaforma promettente
YouTube, dove in sette anni di lavoro ho collezionato 160.000 iscritti e 3.000 abbonati paganti, sta boicottando il mio lavoro quotidiano. Un lavoro per il quale mi alzo alle 7 del mattino e alzo la testa dalla scrivania spesso alle undici e mezza di sera. A volte oltre, molto oltre.
È terribile, come puoi immaginare, sapere che il frutto del tuo lavoro non ti appartiene. E che la piattaforma può portartelo via da un momento all’altro.
Ecco perché ho deciso, pur continuando a mantenere YouTube come la mia casa principale, finché dura, di investire il mio tempo e le mie risorse qui su Substack.
Substack nasce come piattaforma per le newsletter. Ma è molto di più. Permette di caricare video e podcast, e permette di avere degli abbonati a pagamento, che sostengono il progetto.
Certo, non ha tutta la visibilità di YouTube. Ma ha un vantaggio impareggiabile. Chiunque si iscrive al mio Substack fornisce il suo indirizzo email direttamente a me. E io posso salvarmi un file contenente tutte le email di chi si è iscritto. È la svolta. Per la prima volta posso avere controllo sul mio pubblico, attraverso una piattaforma web.
Ecco perché ho deciso di investire molto nella newsletter, e di usare Substack anche per caricare alcuni dei video che produco per YouTube. Come il Pantoprazolo.
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Se sono riuscito a convincerti della bontà di questa piattaforma e vuoi contribuire alla crescita del progetto, allora potresti pensare di sostenerlo con un abbonamento premium. Pensaci.